Non ce l'ho con i ciclisti, ma .......

Dopo l’ascolto del video-opinione di F. Matteini circa la mozione per i cartelli pro sicurezza dei ciclisti, quilo ringraziamo per dare a tutti un’occasione di riflessione e approfondimento. 

Le nostre osservazioni principali nel merito della questione le possiamo così riassumere:

1- La proposta di mettere 1,5mt tra la macchina e il ciclista durante un sorpasso serve appunto a costringere le macchine a superare la linea di mezzeria. Ovvero a comportarsi con la dovuta prudenza e accortezza, come se superassero un mezzo più grande. Solo così ottieni la dovuta attenzione da parte di chi guida. Quindi sì, bisogna attendere la linea tratteggiata, la quale però è disegnata a terra solo in tratti sufficientemente lunghi da permettere il sorpasso tra veicoli a motore, più veloci delle bici, per cui servono più metri lineari per concludere il sorpasso. Per uno o due ciclisti serve ben meno strada per superarli in sicurezza. In breve: le strade non sono disegnate per superare i ciclisti ma le macchine. Sarà per quello che le altre categorie si trovano spesso a trasgredire?

2- Quindi, le strade provinciali o cmq principali che Matteini cita come esempi su cui diventerebbe impossibile (“norma inapplicabile”) superare due ciclisti (Chiantigiana, Faentina, Cassia) sono tutte larghe 5-6 metri, sufficienti per un sorpasso in sicurezza.



3- Circa le strade secondarie che cita sono mediamente larghe a sufficienza: via di Tizzano circa 6 mt, Via di Picille circa 5 mt. E siccome servono circa 3,5 mt per il sorpasso, ce la possiamo fare. Ovvio che se la carreggiata si restringe ancora non si supera nemmeno un ciclista, ma neanche un Ape Piaggio o un motorino lento ecc. 

Quindi non è come dice Matteini che la norma è inapplicabile. Bisogna abituarsi ad essa. Non so se ricordate (ma forse siete troppo giovani) che un tempo Piazza della Repubblica a Firenze era un parcheggio di auto private. Quando è stato vietato, ci fu una rivolta e sembrava impossibile fare a meno di quei parcheggi, così comodi, nel cuore di una città rinascimentale. Adesso ci si stringono le budella al solo pensiero di un parcheggio in quella piazza. 

Infine, i ciclisti non sono una categoria, gentile Matteini, sono persone che come dice più avanti anche lei, giustamente, sono quasi certamente anche pedoni e automobilisti. In quanto tali sanno benissimo quali sono le esigenze di altre “categorie”. Mi pare invece che automobilisti che non sono ciclisti non abbiano per niente presente la situazione di questi ultimi. Il ricordo dei rischi corsi da giovani sulla bici (Matteini cita la velocità dei veicoli) è sempre parziale, è sempre la nostra memoria, la nostra singola esperienza soltanto. Nonostante questi limiti, è verissimo che la velocità è responsabile di moltissimi incidenti; proprio per questo sorpassare rispettando certi criteri (1,5 mt) permette di sorpassare a velocità più bassa: ci mette in sicurezza, tutti.

E’ però d’obbligo aggiungere una breve analisi del discorso fatto da Matteini. Apparentemente un discorso di buon senso. Che porta però, purtroppo, i segni del pregiudizio, della cattiva abitudine al “victim blaming” e della inutile pratica della ritorsione. 

“Non sono razzista, ma…”. I ciclisti sono più deboli su strada, ma….   e seguono molte affermazioni tra cui che sono la categoria che più spesso viola le regole, perché si crede al disopra di esse. Da dove vengano questi dati non si sa; e non è neanche un’affermazione di buon senso. Il buon senso piuttosto ci dice che gli indisciplinati (violatori di regole, spericolati ecc) sono trasversali alle categorie, ovvero sono negligenti e spericolati sia alla guida di un mezzo, che a piedi che in bici. Altrimenti si chiama pregiudizio.

Il ragionamento di Matteini - benché lui stesso riconosca il maggior rischio che corre chi pedala divenendo frequentemente vittima- sembra dire: se osi andare in bici, se metti quella tutina di lycra e pedali, non puoi lamentarti se poi ti mettono sotto con la macchina. Assomiglia tanto a qualcosa che noi donne conosciamo bene “se ti vesti così, lo credo che ti molestano” di cui ne abbiamo veramente abbastanza tutti quanti. Si chiama “victim blaming” e si tratta della critica della vittima invece che del reo, ritenendo la vittima, sotto sotto, responsabile di quel che le è accaduto. Senza distinzione tra "prendersi un rischio" come normale, e compiere un reato, cosa invece inaccettabile. Ora, come è possibile insegnare agli uomini che non lo sanno già che un capo di abbigliamento non è un lasciapassare per un rapporto sessuale, ugualmente si può insegnare a chi fa “il pelo” ai ciclisti che, se un ciclista sta su strada, ciò non ci autorizza di per sé a fargli correre dei rischi mortali. 

La prima paura di Matteini è che il cartello proposto dalla mozione (oramai approvata) esasperi gli animi (addirittura!) e che quindi si debba avere qualcosa in cambio. Il caschetto obbligatorio. A parte il fatto che la grandissima parte dei ciclisti dalle nostre parti lo indossa, informerei il nostro giornalista locale che il caschetto non è in grado di salvare la vita, purtroppo. Non è efficace quanto quello da moto. Quindi grazie della cura, ma non è con le piccole ritorsioni che si ottiene rispetto reciproco. L’educazione al casco è essenziale, e parte dall’infanzia, e un approccio formativo alla consapevolezza è utile e corretto. Il dispettino no, poiché il casco obbligatorio non autorizza nessuno a superare i ciclisti prendendo degli inutili rischi.

Il secondo timore di Matteini è che i ciclisti diventino una casta privilegiata, al di sopra delle regole, grazie ai cartelli di cui sopra, cioè “che vengano tutelati oltre le norme”. Ci sembra che come casta abbiano veramente ottenuto poco: neanche lo spazio pubblico necessario alla loro incolumità, e pochissimo rispetto da parte delle altre "categorie". 

Consigliamo di avere meno paure e più fiducia nella capacità dei cittadini di imparare i comportamenti appropriati e rispettosi. Non siamo poi così cattivi. 




BaRinBici- Fiab Firenze Ciclabile


Commenti

Post popolari in questo blog

Nuova Ciclabile Antella: un inizio di 650 metri

Streets For Kids a Bagno a Ripoli. Ma allora si può fare!

E' un periodo intenso ma bello